Una svolta: la Germania ha deciso di dire addio all'atomo. Dopo un lungo vertice alla Cancelleria e con l'appoggio delle opposizioni, dei sindacati e associazioni, delle Chiese, il ministro dell'Ambiente, Norbert Roettgen ha dichiarato che la Germania rinuncia definitivamente all'utilizzo dell'energia nucleare e che nel 2021 l’ultimo dei 17 reattori atomici tedeschi sarà spento.
Un investimento di di oltre 40 miliardi a cui corrisponderà un altrettanto sforzo finanziario per la riconversione alle energie rinnovabili e pulite. Una scelta definitiva quella del governo di Angela Merkel, una decisione che pone la Germania all'avanguardia nel mondo.
Dal 2021 al 2022 tre reattori saranno tenuti in standby, una sospensione per i casi di emergenza di rischio di blackout. Dopo il 2022, sarà tenuto in standby solo un reattore. Contemporaneamente il governo si impegnerà a fare in modo che l'utilizzo di energie pulite e rinnovabili (che oggi coprono il 22% del fabbisogno nazionale) raggiungano una copertura del 70/80% tra il 2020 e il 2030.
Il pensiero di un futuro migliore ha svolto un ruolo molto più importante e decisivo rispetto all'idea di arricchimento delle lobby sull’energia atomica. Un esempio da seguire anche per il nostro cieco governo opportunista.
“Il paese che ha la maggior crescita in Europa oggi decide di abbandonare il nucleare. La Germania dimostra con i fatti che il più grande paese industriale d'Europa può fare a meno del nucleare. Ciò dimostra una volta di più che la scelta del governo Berlusconi di riportare indietro il nostro paese verso le centrali atomiche è una scelta sbagliata, costosa, rischiosa e non necessaria.” Lo ha dichiarato Stella Bianchi, responsabile Ambiente della segreteria del PD.
“Lo spettacolo del governo italiano impegnato solo a scappare dal referendum e dal giudizio dei cittadini – continua la Bianchi – è sempre più desolante. L'Italia ha bisogno di scelte chiare e condivise, di una strategia energetica che punti sull'efficienza energetica e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Questo – conclude l’esponente democratica – è il futuro delle politiche energetiche”.
Per Ermete Realacci, responsabile green economy del PD “la Germania si conferma motore dell’economia del futuro. La decisione di fermare il nucleare per il 2022 da parte del più grande paese industriale d’Europa, che ha un’economia che cresce quattro volte più di quella italiana ha un valore in più: quello di una sfida per il futuro, che punta su fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetici e innovazione tecnologica. E’ questo il modello che si deve seguire anche in Italia e chi si attarda su scelte sbagliate, pericolose e costose come il nucleare candida il nostro paese al declino”.
Per Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori PD, "la decisione tedesca di chiudere definitivamente con l'energia nucleare è un evento storico, tanto più significativo perché il no all'atomo viene da un governo di centrodestra e dalla locomotiva economica dell’Europa. Ora l'Italia cancelli una volta per tutte l'insensato progetto berlusconiano di ritorno al nucleare, e s'impegni per diventare con la Germania battistrada della rivoluzione energetica fondata sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza".
"Il nostro Paese ha il vantaggio e il merito di avere detto no al nucleare molto tempo prima di tutti gli altri. Solo un centrodestra 'paleolitico' come il nostro poteva immaginare oggi di tornare su quella scelta. Il futuro dell'energia è nella fonti pulite, a cominciare dal solare, e nell'efficienza: strade indispensabili per fermare la spirale dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici, e strade che portano lavoro, innovazione tecnologica, maggiore competitività per le imprese. Grazie agli incentivi decisi a suo tempo dal centrosinistra, oggi l'Italia è il secondo Paese in Europa per potenza solare elettrica e il quarto al mondo, rafforzare questa leadership e incrementare ulteriormente tutte le fonti di energie rinnovabili è un'arma efficacissima contro i rischi di declino economico", concludono i senatori PD.
Per il senatore Filippo Bubbico, capogruppo del PD in commissione Industria "quello che sta avvenendo in Germania è una grande lezione anche per il nostro Paese: senza perdere niente in orgoglio e dignità, il governo tedesco ha avuto la forza e il coraggio di ripensare una scelta fondamentale in un settore strategico e intraprendere una nuova via che potrebbe portare quel Paese nuovamente all’avanguardia in Europa quanto a capacità d’innovazione e di pensare il proprio futuro. Tutto il contrario di quanto avviene in Italia, dove i ripensamenti per il nucleare sono motivati esclusivamente, come ha candidamente ammesso il ministro Romani di fronte alla platea di Confindustria, dalla necessità di scongiurare referendum e di non perdere consenso dopo gli eventi in Giappone. Dov’è la visione strategica sull’energia in Italia? Quando si penserà seriamente, come accade all’estero, che alcune scelte in campo energetico non devono essere dettate da interessi di parte? Ora in Europa, dopo la scelta tedesca, si aprono nuovi, interessantissimi scenari centrati sull’adozione di tecnologie legate all’uso delle rinnovabili che costituiscono l’avvenire del settore confermando la fecondità e lungimiranza delle politiche energetiche varate dal governo Prodi con il Programma Industria 2015. Di fronte a questo, il nostro Paese non può permettersi di stare a guardare. Diventa sempre più urgente definire la nostra strategia energetica prima che sia troppo tardi”.