ACQUA

 
LA NOSTRA POSIZIONE UFFICIALE

La questione della ripubblicizzazione dei servizi idrici, specialmente nella Provincia di Avellino, assume un significato particolare, considerando che l’Irpinia rappresenta di fatto il bacino idrografico più ricco del Sud Italia e che fornisce l’approvvigionamento idrico alla Provincia di Napoli, ad una parte del Beneventano, alla Puglia ed alla Basilicata. Dunque, abbiamo la responsabilità morale di tutelare e salvaguardare un’enorme ricchezza, fonte di vita.
Il 16 Agosto 2008 il Parlamento Italiano vota l’articolo 23 bis del Decreto Legge 112 del ministro Tremonti, che sostiene una gestione dei servizi idrici completamente sottomessa alle regole dell’economia capitalistica.
Tale decreto modifica la natura dello Stato e dei Comuni che diventano a tutti gli effetti dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati.
Ma l'iter che ha determinato questo quadro giuridico ha inizio con la Legge Galli (n°36/1994), che assegnando alle Regioni e alle Provincie il compito di delimitare gli ATO (91 Ambiti Territoriali Ottimali) per diminuire l'eccessiva frammentazione degli operatori (13.000) e migliorare il servizio, spiana la strada alla privatizzazione.
Nel frattempo il panorama normativo si rafforza in tal senso, infatti dal 2006 al 2010 vengono emanati una serie di provvedimenti che mettono la gestione dei servizi idrici completamente sul mercato. Un Decreto Legislativo cruciale è a tal proposito il n. 152 /06 che in materia d’ambiente nell’ l’articolo 150 sancisce l’affidamento dei servizi pubblici locali, tra cui quello idrico, ad aziende speciali, enti strumentali degli enti locali, mentre nell’articolo 154 determina la costruzione della tariffa includendo la “remunerazione del capitale investito pari al 7%” che ha a che fare direttamente con la possibilità di fare profitti sull’acqua. Di fatto la gestione del servizio idrico era in mano ai privati già prima del 2008, anno in cui a questo Decreto Legislativo (n°152/06) si aggiungono la Legge Tremonti – Gelmini (Decreto Legge 112 diventa Legge n°133/08 articolo 23 bis) e l’approvazione da parte della Camera del Decreto Ronchi (n°32/2009) che in ottica di riduzione degli sprechi sostengono che tutti i Comuni Italiani dovranno mettere entro la fine del 2011 le loro reti idriche sul mercato a prescindere dal fatto che i loro servizi funzionino discretamente e che i conti siano in ordine. La stangata finale viene data dalla Legge 42/10, nella quale vengono aboliti totalmente gli ATO. Le disposizioni del decreto legislativo n.152/06 sono efficaci in ciascuna Regione fino alla data di entrata in vigore della legge regionale di cui al periodo precedente. Fino ad oggi, dai dati che ha messo a disposizione il Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua si sono registrati aumenti tariffari pari al 61 per cento (ad Aprilia aumenti del 300%). Le tariffe nel decennio 1997-2006 sono aumentate mediamente del 71% a fronte di un inflazione nello stesso periodo del 25 per cento. E contemporaneamente gli investimenti sulla rete idrica sono diminuiti di due terzi. Nel decennio antecedente all’ingresso dei privati, 1990-2000, gli investimenti sono stati pari a 2 miliardi di euro annui, nel decennio successivo, 2000-2010, sono scesi invece a 700 milioni di euro annui. E’ risultato praticamente che i privati non hanno alcun interesse a fare investimenti cospicui per l’ammodernamento delle reti, del resto non pagano nulla per l’acqua che si disperde. Con i servizi pubblici locali invece il business è garantito. Le società che gestiscono i servizi idrici hanno la più alta rendita in borsa (pari al 35% annuo), superiore addirittura a quella delle compagnie petrolifere che si aggira attorno al 29% annuo. Queste ultime notazioni rendono molto bene in che modo la privatizzazione dei servizi idrici possa esser traslata “strategicamente” ed impropriamente sul piano economico, diventa dunque una battaglia seria di democrazia, sulla quale tutti devono sentirsi coinvolti e ragionare a tal riguardo. Ecco perché diventa importante esprimere attraverso un referendum il pensiero di tutti e tentare di raggiungere il quorum (cioè più della metà delle preferenze di tutti gli elettori italiani). Privatizzare non è la risoluzione del problema, anzi può divenire un’arma a doppio taglio per le tasche dei cittadini e sul piano morale si andrebbe incontro alla mercificazione di un bene comune. Considerando che la nostra nazione sta attraversando un grave periodo di crisi economica e che i primi a subire tagli effettivi sono proprio i Comuni, diventa preminente la preparazione della classe dirigente che ha la responsabilità di gestire in maniera adeguata le risorse economiche a disposizione. La gestione dei servizi idrici dovrebbe rimanere pubblica, infatti la vera battaglia va portata avanti, a prescindere, sulla qualità delle idee e della politica da mettere in campo. Solo attraverso una gestione sana da parte della classe dirigente, gli enti pubblici possono migliorare fattivamente i servizi che devono essere offerti ai cittadini.
Il diritto Acqua deve essere garantito ad ogni individuo. I Governi dovrebbero inoltre assicurare il corretto utilizzo e l'equo razionamento di questa preziosa risorsa perché, su scala mondiale, questa battaglia di civiltà riguarda lo 0,01% di acqua potabile. Ogni individuo deve poter disporre di una quantità di acqua, che ne garantisca oltre che la sopravvivenza, una vita dignitosa. L'acqua è sì un diritto, non un bisogno, per questo motivo si deve mirare a garantirne la disponibilità diffusa, piuttosto che il profitto tipico di ogni bene economico posto sul mercato. Compito degli Stati, quindi, è salvaguardare il riconoscimento del Diritto all'Acqua, che deve avvenire attraverso la  gestione pubblica e la corretta amministrazione delle risorse disponibili.
Lo strumento referendario richiede in ogni caso un intervento legislativo di riforma complessiva del settore che possa assicurare il raggiungimento di obiettivi irrinunciabili come la tutela delle acque, l’accessibilità per tutti, un uso razionale della risorsa garantendo l’equità delle tariffe e la massima qualità ed efficienza del servizio. Va garantita inoltre la copertura totale del servizio di depurazione sull’intero territorio nazionale e la gestione sostenibile della risorsa acqua, eliminando dispersioni, sprechi e usi inappropriati. Con il Referendum di giugno, ci sarà data dunque la possibilità di esprimere un voto libero, da vero cittadino, su temi fondamentali per la società.

COORDINAMENTO AMBIENTE - SOCIALE - LEGALITÀ
GIOVANI DEMOCRATICI PROVINCIA DI AVELLINO