La decisione di perseguire il nucleare nasce all’inizio di quest’ultimo mandato del Governo Berlusconi, le motivazioni ufficiali alla base di questa scelta addotte dall’esecutivo risiedono, principalmente nel risparmio da un punto di vista economico sull’acquisto dell’energia prodotta all’estero, in particolar modo dalla Francia e dunque dalla continua dipendenza dell’Italia nei confronti di altri stati. Di fatto, ad oggi, nel nuovo Piano Energetico Nazionale che sarà varato nel prossimo autunno, le Energie Rinnovabili sono state quasi del tutto accantonate per spianare la strada al nucleare di terza generazione.
Rispetto alla visione strategica dell’esecutivo nutriamo forti perplessità derivanti soprattutto dagli elevati rischi che “quest’energia pulita” sembra mostrare sotto diversi aspetti e dalle modalità poco democratiche attraverso le quali il governo ha intenzione di imporre questa scelta.
Quest’ultimo motivo, a prescindere se si andrà a votare o meno sul quesito del nucleare, ci spinge con responsabilità a sposare ideologicamente in toto i quattro quesiti referendari richiesti dagli italiani, perché riteniamo che su decisioni del genere sia prioritario il parere dei cittadini, che dovrebbero essere messi in condizione di conoscere con chiarezza i pro ed i tanti contro del nucleare.
Alcuni dati OCSE del 2008 mostrano che su scala mondiale sono presenti 442 centrali nucleari funzionanti, atte a soddisfare il fabbisogno energetico del pianeta per il 14%, mentre soltanto in Europa le centrali nucleari funzionanti sono 195 (Francia 58 – Russia 32 – Regno Unito 19 – Germania 17 – Ucraina 15) e riescono a coprire il 25% della produzione energetica del continente.
In Italia la generazione dei nostri padri già si è espressa sul nucleare nel referendum del 1987, bocciandolo in maniera perentoria. Le loro perplessità oggi risultano quanto mai veritiere soprattutto se consideriamo che nell’ultimo ventennio sono stati registrati all’incirca 170 incidenti nucleari che non sono mai balzati alle cronache, perché coperti dal segreto militare, dunque la lista “nera” presumiamo possa essere ben più lunga. Quello dell’informazione rispetto al nucleare è davvero un aspetto raccapricciante, le verità ufficiali spesso sminuiscono una realtà oggettiva poco rassicurante.
Appare quanto mai chiaro che il motivo prioritario per cui questo governo voglia spingere in favore del nucleare risiede in interessi economici di privati (società per azioni). Fino ad oggi le aziende gestori del servizio energetico nazionale italiano hanno acquistato infatti l’energia (principalmente dalla Francia) ad un terzo del prezzo di produzione per utilizzarla nella produzione di altra energia e rivenderla poi ai cittadini a prezzo pieno, se non superiore. Anche per il nucleare dunque il profitto farebbe da padrone, e a tal proposito la maggior parte degli economisti sostengono che, con la crisi economica, sarebbe più semplice investire nel nucleare anziché nelle energie rinnovabili perché i profitti per i privati arriverebbero molto prima.
Su questioni di tale rilevanza siamo dell’idea che la logica del profitto non può e non deve essere l’unica ragione per cui si opti per scelte ad alto tasso di rischio che potrebbero minare il futuro della nostra nazione.
Un altro motivo per il quale riteniamo il nucleare un affare per pochi risiede nel fatto che l’uranio non è una risorsa rinnovabile ed è stato stimato che si esaurirà nell’arco di trenta anni. Peraltro l’Italia, non possedendo giacimenti di uranio, passando al nucleare non eliminererebbe la dipendenza da altri paesi.
Oltre alla questione economica, ci sono poi problematiche abbastanza serie legate alla sicurezza delle centrali, allo smaltimento delle scorie radioattive ed alle patologie causate dalle radiazioni che non possono non essere prese in considerazione.
La questione della sicurezza crediamo sia confutata dal fatto che nessuna assicurazione al mondo è in grado di stipulare polizze alle centrali nucleari. In caso di problemi poi, visto che l’Italia è notoriamente una nazione ad alto tasso sismico, le radiazioni in loco supererebbero enormemente quelle che potrebbero propagarsi nell'atmosfera e comunque sarebbe necessario attendere anni per avere un quadro epidemiologico preciso rispetto agli effetti distruttivi delle radiazioni e delle sostanze chimiche sulla salute.
Lo smaltimento delle scorie radioattive è un altro tasto dolente, se l’ultratecnologico Giappone su quest’aspetto si affida alla Francia, considerando la pessima gestione dei rifiuti in Italia, non immaginiamo cosa potrebbe avvenire rispetto a reagenti chimici (plutonio, uranio, cesio) che perdono la loro pericolosità in un arco di tempo compreso tra i 300.000 ed 1.000.000 di anni, oltre al fatto che potremmo dunque comunque dipendere da altre nazioni così come è già accaduto nel recente passato (Germania).
Ultimo aspetto, ma senza alcun dubbio preminente riguarda il Diritto alla Salute che potrebbe essere minato dalle centrali nucleari attive. Le radiazioni provenienti dalle sostanze instabili sono cancerogene, provocano tumori in genere, principalmente quello alla Tiroide, possono comportare danni al DNA, leucemie e malformazioni al feto.
Ci sembra quanto mai chiaro che la comunità scientifica necessiti di altro tempo per trovare delle tecnologie opportune in tal senso, ma rispetto a quanto esposto, riteniamo che per rilanciare i Piani Energetici Nazionali il nucleare non sia la risposta adeguata.
Sulla questione energetica auspichiamo si abbia lo sguardo lungo, continuiamo dunque a ribadire con forza la necessità di investire sulla Ricerca Energie Alternative e sulla Green Economy. COORDINAMENTO AMBIENTE - SOCIALE - LEGALITÀ
GIOVANI DEMOCRATICI PROVINCIA DI AVELLINO