Quest’ultimo frammento di storia evidenzia, ancora una volta, quanto le scelte del governo nazionale siano prive di fondamenta e di prospettiva, orientate a salvaguardare interessi non propriamente riconducibili a quelli generali. La NATO, l’UE, il mondo si confrontano su quanto è accaduto e sta accadendo in Libia e Giappone e programmano, con la dovuta serietà e attenzione le scadenze dell’agenda politica ed economica. Il Presidente del Consiglio e i suoi staffieri, invece, perseverano nel confinare ancora una volta la loro azione politica nel cerchio delle prove di forza, dei colpi di mano e dei tentativi di risoluzione dei problemi privati, giudiziari e non solo, del Presidente del Consiglio. Tra loro, Stefano Caldoro, offre addirittura disponibilità per far rientrare la Campania in quel piano nucleare che oggi, anche in vista del referendum di giugno, viene “responsabilmente” rinviato e messo in capo ai progetti da riprendere. E se ciò non dovesse bastare, il fido esecutore di Palazzo Santa Lucia rincara la dose e conduce la propria battaglia di desertificazione delle aree interne portando avanti lo scellerato progetto di chiusura degli ospedali in alta Irpinia e la regionalizzazione del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Il Paese, intanto, fa i conti con le conseguenze di tutti i tagli deliberati a suon di decreti che, ovviamente, si riversano sulla testa dei cittadini delle nostre regioni e delle nostre province. E’ nell’analisi consapevole di questo contesto che la nostra organizzazione ribadisce il proprio impegno in difesa dei cittadini e del territorio irpino. Vi è per tutti l’obbligo morale di scardinare l’agenda politica di questo centrodestra contrassegnando con forza il vero terreno del confronto, quello dell’equità sociale, del riformismo , della trasparenza che si contrappone agli interessi dei singoli a discapito della collettività. Ed è questa la chiave di lettura con la quale vogliamo guardare alle elezioni amministrative e al referendum di giugno. Questi appuntamenti, infatti, non vanno letti come semplice rappresentazione di una contrapposizione tra parti politicamente avverse. Sono e vanno interpretati come una fondamentale occasione di esercizio di democrazia, utile a dar voce a quanti sono stanchi di vedersi cancellare diritti fondamentali e scadere inesorabilmente le proprie condizioni di vita. Non siamo più disposti a buttare via le enormi potenzialità che abbiamo a disposizione, restando proni di fronte a chi cerca di far calare il silenzio su temi cruciali per la crescita del Paese. È questo un disagio che si è diffuso in tutti i gangli vitali della nostra società, ma un disagio che genera fermento, voglia di risposte rispetto alle tante questioni aperte. Ed è in nome di questi temi, snodi fondamentali per la crescita di un paese che voglia dirsi civile, che vogliamo intestarci la nostra battaglia perché è proprio di questo fermento che vogliamo essere interpreti e promotori . E’ per queste ragioni che promuoviamo quattro SI al referendum di giugno, per ricostruire con basi minime di obiettività, coscienza e realismo alcuni dei cardini importanti della nostra società. Quella del referendum non è la strada migliore, ne siamo consapevoli, ma è l’unica che PDL e Lega ci hanno lasciato a disposizione. Il SI ai quesiti referendari è lo strumento che ci permetterà di azzerare per ripartire su temi di interesse cruciale per la crescita economica e sociale del Paese. Un SI per l’uguaglianza. Dietro il problema di una necessaria riforma della giustizia si sta cercando di risolvere i problemi giudiziari del Premier, con i più disparati escamotage. Votando SI affermiamo quel semplice ma fondamentale principio per cui la legge è uguale per tutti. Chi guida il Paese ha il dovere morale di dare l’esempio e sottoporsi a processo. Purtroppo siamo costretti a vivere in un Paese in cui tutto è subordinato all’interesse primario di ridurre la decorrenza dei termini di prescrizione per i processi a carico del Presidente del Consiglio. Un SI per la Green Economy. Gli episodi del Giappone devono sicuramente far riflettere ma non possono e non devono essere utilizzati come strumento di analisi. Giappone o non Giappone, il piano nucleare del governo è assolutamente sbagliato: otto reattori nucleari da costruire in Italia per altrettanti siti di stoccaggio delle scorie. Tecnologia, smaltimento e costi di realizzazione sono aspetti determinanti nella valutazione della scelta ma quasi assenti nel dibattito dei tecnici del governo. Noi rimaniamo convinti che la scelta da seguire sia quella della green economy. Puntare su ricerca e sviluppo nel campo delle energie rinnovabili è la via maestra per far crescere l’economia del Paese, creare occupazione e ridurre in maniera consequenziale il fabbisogno energetico dall’estero. Due SI per l’acqua bene primario. La proprietà dell’acqua non è in discussione. I dati parlano di una gestione privata del servizio idrico che non produce alcun beneficio per l’utente finale. La necessità vera che sfocia nel SI al referendum abrogativo è quella di garantire una migliore efficienza dei servizi al cittadino, in termini di qualità del prodotto, del servizio e dei costi. Quello che il governo ha inteso produrre è, invece, un “fatevi avanti” su una risorsa vitale come l’acqua. Sui servizi vi è la necessità di riforme organiche che garantiscano diritti e interessi generali e non un “semplice” e pericoloso passaggio da monopoli pubblici a monopoli privati. Nelle prossime settimane saremo impegnati insieme ai circoli della provincia per incrementare la discussione intorno ai quesiti referendari attraverso iniziative e con la distribuzione di materiale informativo perché noi, così come ha dichiarato il nostro Presidente della Repubblica, siamo certi che 'L’Italia ce la farà perché si è diffuso un nuovo spirito di orgoglio e di fiducia.
GIUSEPPE MERCURIO
SEGRETARIO PROVINCIALE GIOVANI DEMOCRATICI AVELLINO